Dama con l’ermellino a Cracovia
Dama con l’ermellino a Cracovia
LA DAMA CON L’ERMELLINO
La Dama con l’ermellino è un dipinto a olio su tavola di dimensioni 54,8×40,3 cm nato dal pennello di Leonardo da Vinci e databile tra il 1488 e il 1490.
Per anni è stata conservata nel Museo Czartoryski di Cracovia, però dal maggio del 2012 la Dama con l’ermellino è esposta, sempre a Cracovia, al castello del Wawel, mentre il museo Czartoryski è sottoposto a lavori di restauro.
STORIA DEL DIPINTO
Dama con l’ermellino a Cracovia
Leonardo da Vinci, autore de La Dama con l’ermellino
Leonardo da Vinci
La Dama con l’ermellino fa denotare l’eccezionale livello artistico che Leonardo raggiunse durante il suo primo soggiorno a Milano, tra il 1482 e il 1499. Anche se ancora oggi non si conoscono le circostanze per le quali il dipinto è stato commissionato a Leonardo, di solito è datato a poco dopo il 1488, periodo in cui Ludovico il Moro venne investito dall’allora re di Napoli col prestigioso titolo onorifico di Cavaliere dell’Ordine dell’Ermellino.
L’identificazione con Cecilia Gallerani, la giovane amante del Moro, si fonda sul significato simbolico racchiuso nell’animale: l’ermellino, infatti, oltre ad essere simbolo di purezza e di incorruttibilità, si chiama in greco è galḗ, che si riferirebbe al cognome della fanciulla.
Esiste, però, anche un’altra interpretazione, poco accolta sebbene interessante, secondo la quale la Dama con l’ermellino sarebbe una rappresentazione della congiura contro Galeazzo Maria Sforza: si pensa che la donna effigiata potrebbe essere sua figlia Caterina Sforza con al collo la collana di perle nere che alludono al lutto ed in braccio l’ermellino, richiamo allo stemma araldico di Giovanni Andrea Lampugnani, ossia il sicario che lo uccise nel 1476.
Già ad una prima occhiata, si può subito notare che la Dama con l’ermellino è molto simile ad un lavoro di Raffaello Sanzio, ovvero la Dama col liocorno, che dipinse rifacendosi senz’ombra di dubbio al dipinto di Leonardo.
La Dama con l’ermellino ebbe subito un notevole successo, tanto che venne immortalato da un sonetto di Bernardo Bellincioni. Nei secoli successivi, però, le tracce del dipinto sono più confuse. Addirittura non venne più attributo al Maestro e solo alla fine del XVIII secolo gli venne riassegnata, mentre durante la seconda guerra mondiale rimase nascosto nei sotterranei del castello del Wawel, dove venne trovato dai soldati nazisti che avevano invaso la Polonia.
DESCRIZIONE E STILE
In la Dama con l’ermellino Leonardo superò lo schema del ritratto tipico del Quattrocento, ovvero a mezzo busto e di tre quarti, e scelse una duplice rotazione, con il busto rivolto a sinistra e la testa a destra. Da notare la corrispondenza tra il punto di vista di Cecilia e dell’ermellino: quest’ultimo, infatti, pare identificarsi con la fanciulla grazie ad una sottile somiglianza dei tratti, gli sguardi di entrambi, intensi ma allo stesso tempo candidi e il corpo slanciato dell’animale che rispecchia la figura di Cecilia.
La dama è volta come se stesse guardando qualcuno sopraggiungere nella stanza, e contemporaneamente mostra un’impassibilità solenne degna di un’antica statua, sebbene sulle sue labbra aleggi un impercettibile sorriso. Nel dipinto il Maestro ha voluto dare grande risalto alla mano di Cecilia, dalle dita lunghe e affusolate che carezzano l’animale, investendola di luce e mettendola così in contrasto con lo sfondo scuro, in modo da provare la sua delicatezza e la sua grazia.
L’abbigliamento della dama è curato nei minimi dettagli, seppur non eccessivamente fastoso, e lo si può notare dall’assenza di gioielli, se non la lunga collana di perle nere. Caratteristico dell’epoca, le maniche del vestito sono le parti più elaborate, di due colori diversi e ornate da nastri che, nell’eventualità, potevano essere sciolti per poterle sostituire. Il laccio nero sulla fronte serve per tener fermo il velo dello stesso colore dei capelli raccolti
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Per quanto riguarda l’ermellino, è dipinto con precisione e vivacità, benché, analizzandolo attentamente, morfologicamente appaia più simile a un furetto. E’ possibile che Leonardo, volendo ritrarre un animale dalle sembianze reali, si sia ispirato ad uno catturato, distaccandosi dalla tradizione iconografica: è risaputo che l’ermellino è un animale selvatico aggressivo e difficilmente ammaestrabile, quindi sarebbe stato impossibile utilizzarlo come modello; viceversa il furetto può essere addomesticato quasi come un gatto e a quel tempo era relativamente semplice trovarlo nelle campagne lombarde.
Ricordiamo che se volete vedere con i vostri occhi questo capolavoro del Grande Maestro Leonardo da Vinci, potete farlo al Castello del Wawel. Inoltre qui potete trovare le informazioni sui prezzi e gli orari di apertura e chiusura del museo dov’è esposta la Dama con l’ermellino.
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